First International Exhibition in Paris

DAVIDE ROMANO’

“E’ un’ ombra contro l’ombra naturale delle cose. Scusate se non sono quello che vi aspettavate, se non ho la giusta proporzione, il giusto colore, il giusto modo di comportarmi. Scusate il mio silenzio, il mio sguardo. Scusate, ma sono io”

Un incipit decisamente forte eppure latore di una traduzione emozionale che si inabissa nelle piu’ recondite profondita’ dell’animo per emergere, poi, attraverso il linguaggio dell’arte, secondo una grammatica complessa, che e’ riflessione e rifrazione di un umano sentire. Le parole che aprono il testo critico appartengono all’artista Davide Romano’, in mostra nella capitale francese in occasione della First International Exhibition in Paris, con quattro opere realizzate tra il 2017 e il 2018. Leggero, Abbraccio, Citta’ ingioiellata e Salvami la vita sono i titoli che si avvicendano in una sequenza narrativa che il pittore pone in essere mediante una poetica che indaga la psiche, entra nelle pieghe dell’inconscio perche’, come Egli stesso scrive ” Il tempo, in fondo, e’ un sogno”.

Cosa c’e’, dunque, di vero?

Tutto. Giacche’ ogni opera racconta qualcosa di altrimenti racchiuso in un limbo che e’ cosmogonia difficilmente esplicabile, proiezione mentale di una restituzione emotica che, nel quotidiano, decide di sostare laddove non e’ raggiungibile. Davide Romano’ ha scelto l’espressione pittorica come veicolo per raccontarsi e le sue opere, contraddistinte da cromie vivide contrapposte a segni cupi che tracciano una grafia computa sulla tela.

Romano’ sceglie di accompagnare ogni dipinto da uno scritto o una poesia che non attuano una parafrasi semantica della raffigurazione, bensi svolgono un ruolo di contraltare di matrice esistenziale; Romano’ sceglie personaggi che diventano protagonisti delle sue divagazioni immaginifiche e determinano una relazione attoriale. Le notti dipinte da Romano’ sono una metafora. Sono meraviglia che sottendono una alterita’ perturbante, un cortocircuito emozionale, ove alla solitudine della messa in scena in cui spesso i personaggi sono immersi, segue una metateatralizzazione del sentimento che empie lo spazio, sino a trasformarsi in grafismi astratti espressionisti. In ognuno dei quattro dipinti la palette cromatica e la pennellata sinuosa generano una fluidita’ che rimanda alla dimensione onirica e che vira verso una tensione profondamente catartica, come prova uno degli scritti ad essi associato. E’ il pittore a scrivere, per l’opera Abbraccio: “Tutto e’ in un abbraccio. Tutto e’ li o forse ne e’ fuori. Tutto e’ cosi, e cosi e’ perfetto.”

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