Torneremo a splendere

Un pensiero all’improvviso. Uno sguardo che scruta un luogo improvvisamente mutato che pare aver lasciato tracce nei cuori di chi ha vissuto lì la sua gioventù. Luci e ombre. Aurora e crepuscolo. I colori splendono in una sinfonia di emozioni, le parole si fanno immagini, linee e profili rendono la piazza un luogo del cuore. Il cuore dell’artista che ricerca le tracce del passato camminando, scavando nella profondità della materia e della propria anima. Cosa è la Piazza per lui se non un Centro di gravità permanente? Il centro del sé, un intreccio di energie che richiamano alla vita e che auspicano un ritorno alla normalità. L’artista lotta, sfida la tela che ha di fronte, non si arrende alle prime difficoltà ma traccia segnali evidenti che pulsano. Osservare l’opera di Davide Romanò significa entrare in contatto con la sorgente creatrice della sua arte. Il profilo riconoscibile del campanile, unico soggetto che svetta fiammeggiante, conferisce un punto di riferimento per l’artista come una calda coperta, porto sicuro di una ricerca stilistica e intimistica senza veli. Davide è così, la sua produzione è mezzo di indagine. Incontro e scontro, gabbia che imprigiona e prigione da cui fuggire. L’età avanza, le cose cambiano ma crescere con l’arte e nell’arte porta il fiorire di nuove esperienze che mescolano i ricordi alle prospettive per il futuro. Allora lo sguardo si rasserena ma è sempre fermo e deciso a non fermarsi mai, continuando a essere artefice di sentimenti che non vogliono rimanere ancorati al fondo dell’abisso. Davide Romanò è spirito libero e in quella notte di cielo dai tasselli blu porta la sua essenza. Noi non cresciamo, in assoluto, in sintonia con lo scorrere del tempo. Cresciamo a volte in una dimensione e non in un’altra, in modo discontinuo. Cresciamo in modo parziale. Siamo relativi. Siamo maturi in un ambito, infantili in un altro. Il passato, il presente e il futuro possono mescolarsi e trascinarci indietro, avanti o bloccarci nel presente. Noi siamo composti di strati, di cellule, di costellazioni. Così la scrittrice Anais Nin trasferisce i sentimenti contrastanti del crescere ricamando parole. Allo stesso modo Davide tesse fili che costruiscono una, dieci, cento possibilità di rappresentazione e manifestazione del principio di necessità interiore di raccontarsi.

Massimiliano Porro

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